Durata prolungata versus breve della doppia terapia antipiastrinica dopo intervento coronarico percutaneo in pazienti con o senza arteriopatia periferica
I pazienti con malattia arteriosa periferica ( arteriopatia periferica; PAD ) presentano esiti cardiovascolari peggiori dopo intervento coronarico percutaneo ( PCI ).
E’ stata valutata l'efficacia e la sicurezza prolungata ( 24 mesi ) rispetto a quella breve ( 6 mesi o meno ) doppia terapia antiaggregante ( DAPT ) nei pazienti con arteriopatia periferica sottoposti a procedura PCI.
Una sottoanalisi dello studio PRODIGY ha valutato i pazienti non-selezionati dagli ospedali con malattia coronarica stabile o sindromi coronariche acute, con o senza, concomitante, arteriopatia periferica dal 2006 al 2008.
L'analisi dei dati è stata eseguita nel 2016.
Le misure principali erano i tassi dell’endpoint primario di efficacia, composito di morte, infarto miocardico, o eventi cerebrovascolari, e presenza dell’endpoint finale di sicurezza, un composito del BARC ( Bleeding Academic Research Consortium ) di tipo 2, 3 o 5.
L'analisi ha compreso 246 e 1.724 pazienti, rispettivamente, con e senza arteriopatia periferica.
Nei pazienti affetti da arteriopatia periferica, l’età media era di 73.2 anni nel gruppo DAPT di durata prolungata e 75.7 anni nel gruppo DAPT di breve durata; 97 ( 82.2% ) erano maschi nel gruppo DAPT prolungato e 92 ( 71.9% ) erano maschi nel gruppo DAPT di breve durata.
Nei pazienti senza malattia arteriosa periferica, l’età media era di 67.1 anni nel gruppo DAPT prolungata e 66.8 anni nel gruppo DAPT di breve durata, e 667 ( 76.8% ) erano maschi nel gruppo DAPT prolungata e 655 ( 76.6% ) erano maschi nel gruppo DAPT breve.
Lo stato di arteriopatia è risultato associato a un più alto rischio di eventi ischemici e mortalità ( hazard ratio, HR=2.80; P minore di 0.001 ).
DAPT prolungata vs breve era correlato a un minor rischio di endpoint primario di efficacia nei pazienti con arteriopatia periferica ( 19, 16.1%, vs 35, 27.3%; HR, 0.54; P=0.03 ), ma non nei pazienti senza arteriopatia periferica ( 81, 9.3%, vs 63, 7.4%; HR=1.28; P=0.15 ) con interazione positiva ( P=0.01 ).
Il rischio di trombosi dello stent, definito o probabile, era significativamente più basso nei pazienti con arteriopatia periferica trattati con DAPT prolungata rispetto a breve ( HR=0.07; P=0.01 ).
Il sanguinamento BARC di tipo 2, 3, o 5 si è verificato in 6 pazienti con arteriopatia periferica ( 5.2% ) che ricevevano una DAPT prolungata rispetto a 8 ( 6.9% ) trattati con DAPT breve ( HR=0.77; P=0.62 ), con una interazione significativa ( P=0.04 ) rispetto ai pazienti senza malattia arteriosa periferica.
In conclusione, la malattia arteriosa periferica ha conferito una prognosi sfavorevole nei pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo in un quadro di malattia coronarica stabile o di sindromi coronariche acute.
La duplice terapia antiaggregante prolungata riduce il rischio di eventi ischemici senza alcuna evidente responsabilità di sanguinamento in questo gruppo ad alto rischio. ( Xagena2016 )
Franzone A et al, JAMA Cardiol 2016; 1: 795-803
Cardio2016 Farma2016
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